Sentiamo spesso questi termini durante la lettura di un articolo, sui social, come appellativo di negozi.
Ma qual’è la differenza tra vintage, rétro e second hand? Scopriamola insieme.
Vintage, rétro e second hand: il vintage
Il termine vintage deriva dalla parola francese “vendange”, con la quale si indicano i vini d’annata pregiati, prodotti da una vendemmia di buona annata.
Nel mondo della moda e del design, indica beni di seconda mano, appartenuti almeno ad un ventennio prima, ritenuti preziosi, appunto, come un vino d’ annata, perché hanno sviluppato e conservato nel tempo un valore molto alto fino ai giorni nostri, per l’influenza che hanno avuto, per l’elemento di irriproducibilità che li caratterizza e per il materiale di qualità con cui sono realizzati. Beni iconici e subito riconoscibili.
Qualche esempio? Lo zaino Invicta degli anni ’80, la cartella a fiori Naj Oleari, i Levi’s 501, le gonne a ruota degli anni ’50, le camicie anni ’70 con i grandi colletti, i gioielli geometrici e super colorati degli anni ’60.
Rétro
Lo stile rétro simula il vintage. Il vintage è originale ed è stato creato in un’epoca passata, il rétro è una riproduzione dei nostri giorni, rende omaggio ad un’ epoca, ma non è autentico dell’ epoca. Quindi la differenza sta nei materiali e nelle tecniche di produzione.
Oggi ci sono molte aziende che si occupano di produrre beni rétro, cioè che rimandano ad un preciso periodo storico. Questo perché c’è una forte domanda di abbigliarsi come in quel periodo e trovandosi poca disponibilità nell’ ambiente vintage, si rivolgono a questo tipo di aziende.
Mi viene in mente chi produce scarpe da ballo che richiamano lo stile dello swing, impossibili da trovare oggi, oppure vestiti anni ’20/’30 che sono molto rari e costosissimi. Penso anche a tutte quelle persone che partecipano a festival ed eventi che richiamano anni specifici e che hanno bisogno di trovare elementi che caratterizzarono quell’ epoca.
Anche H&M crea collezioni che rimandano al passato. Possiamo definirle rètro? No, direi di no. Più che altro creano capi che hanno dei rimandi a quel periodo, ad esempio: colori o pattern specifici.
Le aziende che si occupano di creare rétro, fanno invece delle vere e proprie riproduzioni, molto molto fedeli, con materiali ottimi, lavorati con attrezzature moderne.
Second hand
Indica, in generale, beni usati, di qualsiasi genere.
Non si tratta di beni appartenuti ad epoche precise, che hanno un valore iconico, in questa categoria viene inserito tutto, tutto quello che è di seconda mano, usato appunto.
In mezzo puoi trovare capi e accessori provenienti dalla fast fashion; da negozi che hanno chiuso; da privati che si vogliono disfare di capi e accessori che non utilizzano più e magari guadagnarci anche qualcosina. Ma anche mobili e complementi considerati dai più “vecchi”, provenienti da case dismesse, eredità che non si vogliono.
Non è escluso che potresti trovare anche IL pezzo che stai cercando da tempo, perchè questa categoria è ampia e a differenza del vintage, dove viene fatta una selezione molto accurata a monte, qui no, in generale si prende di tutto.
Tipici di questa categoria sono i negozio dell’ usato, privati o in franchising che trovi vicino casa o on line.
Acquistare abiti vintage o di seconda mano ha un impatto positivo sull’ambiente ma anche sul nostro portafogli. Migliora notevolmente anche il nostro stile. Il guardaroba diventerà più variegato e mixeremo capi e oggetti nuovi con quelli vintage e second hand.
Imparare a riconoscere un pezzo “che vale”, ci dà molta soddisfazione e con il tempo potremo di nuovo venderlo perché appunto ha valore.
Conoscevi la differenza tra vintage, rétro e second hand?
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**Se ti interessa l’ argomento puoi leggere anche questo articolo “5 buoni motivi per comprare il vintage”.**
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